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1977 ricordi di una grossa pastiglia.

 2013 12 07 madonnalta

Le salite nel giro di oggi
TempoSalita
 29':33"  Madonnalta da Acqui Terme

07/12/2013
• Distanza 101.45 km
• Tempo 04:06:26
• Dislivello 714 metri

Il percorso di oggi:
Prima uscita di dicembre, finalmente un fine settimana abbordabile anche da noi, senza nebbia o cattivo tempo che fino ad ora l'ha fatta da padrone nei giorni liberi. Tre uscite ad ottobre 355 km, due uscite a novembre 246 km, oggi 101 e una salita corta ma tosta Madonnalta, della quale ho un ricordo lontano, lontano,  ecco il racconto di allora, un po’ annebbiato per la distanza nel tempo, forse il percorso non è stato proprio così ma i fatti, sono veri ed indelebili nella mia mente.


1977, maggio o giugno
Non ricordo bene, ero appena tornato dal servizio militare e quindi un anno senza pedalare ma con la forza dei vent’anni, non si sente la fatica, almeno cosi pensavo e decido di unirmi al gruppo di vecchi amici nel giro della domenica. Gruppo numeroso con molti nuovi acquisti, ciclisti per tutti i gusti e di tutte le età. Si parte in sordina con noi ci sono anche dei ragazzini e non bisogna forzare troppo l’andatura, la direzione è Bosco Marengo.
Inizia la battaglia
A Novi Ligure, c’è il via libera e ci si da battaglia sulle rampe della Mularola, fino a Gavi dove si aspettano gli altri, che la strada l’hanno presa con meno impeto. Continuiamo, altra battaglia su per San Cristoforo fino a Castelletto d’Orba dove ci si ferma sempre per aspettare i ritardatari e ci scappa un panino al bar, così tanto per calmare l’appetito, poi via con un po’ più di calma verso Montaldeo, Mornese, Lerma, Tagliolo ed Ovada. Altra piccola sosta per l’acqua ed è Cremolino, preso a tutta sia in salita che nella discesa verso Acqui Terme, dove quelli con la testa sul collo, praticamente quasi tutti decidono di guadagnare con calma la strada di casa. Io no, io la testa sul collo non ce l’ho mai avuta e quindi seguo i tre ragazzi più forti proseguendo nel giro.
Tutti a casa, meno quattro
Sento parlare di Madonnalta, non l’ho mai fatta quella salita, chiedo se è dura e mi rispondono che ha delle pendenze abbastanza rigide ma non è molto lunga, pare, solo 2 km e allora dai, sto’ bene, non ho più nulla da mangiare ma sto’ bene, come imbocco la salita mi accorgo che le gambe non rispondono, (a quel tempo avevo come rapporto più agile un 42x24) stringo i denti, non lascio la ruota degli altri, brucio quel poco di forze che mi sono rimaste ma non mollo. Siamo in cima, si non era molto lunga ma sull’ultimo strappo ho visto buio per un attimo e dico ai miei compagni che se vogliono andare senza di me non mi offendo, anzi così posso guadagnare casa per vie traverse e non sono d’impiccio ma…..
La pastiglia
Uno di loro dice che ha una cosa che può aiutarmi a rientrare con loro, (ancora oggi non so bene cosa abbia preso ma certo non era un semplice integratore) tira fuori dalla tasca un pacchettino di carta stagnola e mi dice di masticarne il contenuto con un po’ d’acqua, apro il pacchetto, ne esce una pastigliazza delle dimensioni di un’ostia, la spezzo in due e mastico secondo istruzioni. Quasi subito le forze ritornano, e ricomincia la battaglia, Moirano, Casterocchero, si scende a bomba verso Nizza Monferrato, è incredibile, le gambe girano a manetta non sento la catena, Bazzana, Bruno, ultima fiammata e sono nuovamente in riserva, anzi probabilmente ho bucato il serbatoio.

E’ ancora crisi
Chiedo se c’e n’è ancora di pastigliazze ma mi dicono di no, e che comunque oramai siamo vicini a casa e piano, piano sarei arrivato. Li ho veduti scomparire all’orizzonte, come le ultime mie forze, la rampa di Bergamasco è stata come una mannaia che mi ha tagliato di netto le gambe, scendo dalla bici, mi rovescio in un fosso e mi addormento, non so per quanto, quando mi rialzo proseguo a piedi in direzione di Borgoratto, so che in piazza c’è il ristorante, ci arrivo con parecchia fatica, entro mi siedo e ordino da mangiare, non importa cosa ma devo mangiare immediatamente.
Telefono a casa
Dopo aver mangiato pago e chiedo se posso fare una telefonata a casa, chiamo mio padre e spiego il casino, dico dove sono e che mi vengano a prendere appena possono, appoggio la bici contro la colonnina di granito davanti alla chiesa, poco più in là ce n’è un’altra a mi ci appoggio io, seduto per terra e chiudo gli occhi. Mi risveglio alle 6 di sera, sono a casa, nel mio letto, con borse dell’acqua calda e quattro coperte addosso, rotolo giù dal letto e scendo al piano di sotto, mia madre mi accoglie con un sorriso, dice che ho dormito quattro ore e quando mi han caricato in macchina assieme con la bici ero come svenuto. Io da quando mi sono accasciato contro la colonna non ricordo nulla, una ciucca da bici così non l’avevo mai presa, ho fame, buon segno, mangio veloce perché devo partire per il mio secondo hobby la musica, questa sera si suona a Tortona, via, via sono già in ritardo. La musica e l’orchestra diventeranno da quel momento la mia passione principale, la bicicletta la misi in solaio e non la toccai più fino al settembre del 1994 o giù di lì, diciassette anni, tutta colpa della mia testa che non è mai stata sul collo e di una pastigliazza che chissà cosa c’era dentro, ma sicuro non era un integratore.

 

ll percorso di allora come lo ricordo io: