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Le salite nel giro di oggi
TempoSalita 
0:1o':07" Galleria di Garbagna da Molo Borbera 1
0:34':07" Montalto Pavese da Casteggio 2
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11/09/2017

  • Distanza 188.40 km
  • Tempo 07:40:39
  • Dislivello 2262 metri

Il giro in programma per oggi
è lo stesso che avevo programmato per venerdì scorso, G.F. dell’Appennino ma a causa del brutto tempo avevo ripiegato su qualcosa di più asciutto, visto che sul percorso pioveva già da Gavi. Le previsioni meteo per oggi erano perfette, qualche nuvola al mattino e poi sole. Sveglia alle sei e trenta, borsa già pronta, il mio cane Pinky, oggi non vuole uscire a far pipì e io non insisto, lo porterò fuori prima di partire. Faccio colazione, abbondante, come sempre sui giri di media lunghezza. Pasta al pesto, avanzo di ieri a pranzo, uovo sbattuto e orzo, biscotti. Mangio, il cane comodo nella sua cesta non chiede nulla ed io non gli do nulla. Do uno sguardo fuori, piove, ecco perché Pinky non voleva uscire. Ormai ho mangiato e adesso come smaltisco? Aspetto, le previsioni non saranno proprio sbagliate in pieno. Alle otto e un quarto smette di piovere e mi cambio, si parte, si va a smaltire la colazione.

Strada bagnata,
ruota che alza l’acqua, pediluvio, proseguo per Bosco Marengo e la strada è sempre più zuppa. Sto seguendo la pioggia. Basaluzzo, l’asfalto grezzo e rovinato sulla strada per Francavilla attenua un po’ il disagio dell’acqua rilanciata dalle ruote. Gavi, nuvole basse e pioviggine, il selciato in centro paese è viscido e grosse pozze d’acqua sono dappertutto. Sono sul percorso della Gran Fondo, la segnaletica è ancora tutta installata e posso seguirla senza problemi. Galleria nuova di Gavi, tutta in salita e dall’altra parte piove. Al bivio di Pratolungo ho la tentazione di abbandonare tutto e andarmene a casa ma le frecce che indicano il percorso sono avvincenti e svolto a destra, strappo di Pratolungo ed Arquata. Piove ancora, una pioggia fine, leggera, che infastidisce e bagna ogni cosa.

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Proseguo, In Val Borbera
la pioggia svanisce ma l’asfalto è zuppo, le ruote alzano l’acqua e la cosa mi infastidisce. Al bivio per Rocchetta Ligure, la strada sale lievemente entro tra le nuvole basse di questa strana perturbazione di fine Estate, l’umidità è altissima. Costa Salata è per me oggi, la prima salita, la faccio al massimo delle mie possibilità, per levarmi da questa nebbia e dal freddo che si porta dietro. Svetto e lassù su Crocefieschi, pare che le nuvole si aprano, si intravvede un raggio di sole. Scendo su una strada bagnata che, man mano mi avvicino a valle si asciuga sempre di più ed a Vobbia inizia la seconda salita, quella per Crocefieschi e Nenno.

Piove nuovamente,
piccole gocce, fastidiose, insolenti. Salgo. Ed il sole, svoltato un tornante, è li, si apre il cielo, fa quasi caldo. Al tornante successivo, si ritorna alle condizioni di prima, gocce d’acqua e strada bagnata, poi ancora un tornate ed ancora sole e continua così, fino a che non raggiungo Crocefieschi. Ora è sole, Nenno è ancora sole, Casella, ultimo chilometro, è sole ma vento forte e contrario. Busalla ed inizia il Passo dei Giovi, salita corta e facile nemmeno degna di chiamarsi salita e ora scendo verso Genova, strada asciutta, cielo azzurro, sole e vento forte e contrario. Finalmente la Bocchetta.

Salgo, deciso,
almeno per quanto possa fare io. Finisce prima di quanto mi aspettassi ai 300 metri, sdraiato al sole, la bici appoggiata ad un albero e la testa appoggiata su un grosso zaino bianco, un ragazzo si riposa. Scollino, mangio e faccio la solita foto della bici appoggiata alla stele di Coppi e Ghiglione, ormai è un’abitudine. Dal versante opposto scollina un ciclista in sella ad una strana bicicletta nera, carica di roba. La appoggia al cartello che indica il passo, saluta cordialmente. È Olandese ma vive in Africa e da lì che arriva, passando per la Sicilia. Mi ricorda il mio caro amico Giuseppe Giancone, come lui gira il mondo in bici.

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Comprende bene l’Italiano
ma non lo parla. Io non comprendo quasi nulla di Inglese, purtroppo sono ignorante come molti, quando si tratta di parlare altre lingue. Riusciamo a capirci comunque, lui è del ’58 ed è in pensione, dal suo biglietto da visita vedo che è dottore ma non so in cosa. Spiego che le cifre sulle stele, sono gli anni nei quali è stato corso il Giro dell’Appennino e accanto alla cifra è il nome di chi ha vinto quell’anno. Conosce Coppi ma non Ghiglione, spiego chi era. Ci facciamo una foto assieme, poi ci scambiamo i numeri di telefono, lui non ha Fb ma usa Whatsapp mi manda subito le foto.

Mentre chiacchieriamo,
il ragazzo che prima ho veduto steso al sole, scollina con il suo enorme zaino in spalla. Saluta cordialmente e si butta giù per la discesa verso Voltaggio. Ancora dure chiacchiere con Antonius, così si chiama questo Olandese grande e grosso, con pantaloncini corti mimetici, maglietta a maniche corte, scarpe basse anti infortunistiche, abbronzato, con un sorriso smagliante. Chiedo se viaggia sempre solo, dice di no, con lui c’è sempre Gesù e me lo ripete più di una volta, dicendo che non si sente mai solo. Stretta di mano e ci lasciamo. Lui si arrampica con la bici per il sentiero che sale al di sopra della fontana, io scendo verso Voltaggio.

Mentre scendo penso
se riuscirò a raggiungere il ragazzo con lo zaino, ha parecchio vantaggio ma non si sa mai. Scendo, veloce, la strada è asciutta, il vento si è calmato ma è sempre contrario. A Molini, litigo virtualmente con l’autista di un autobus che pur avendomi visto, cerca di immettersi sulla strada senza darmi la precedenza. Pigio sui pedali, lo sento dietro, a una certa distanza, non può raggiungermi, è un autobus, non può andare forte come una bici in discesa. So che mi raggiungerà, quando la strada perderà pendenza e non ci saranno più curve. Scendo a tutta, con lo sguardo incrocio il ragazzo fermo a chiedere informazioni. Scendo e non ci sono più curve, il pullman mi supera, io proseguo verso Voltaggio.

Sosto alla rotatoria che porta alla Castagnola,
mi libero del giubbino anti vento  e dopo poco arriva il ragazzo. Si ferma, saluta cordialmente, l’accento è Spagnolo, ci presentiamo, lui è Lucas. Argentino della provincia di Buenos Aires, è in Italia per lavoro, si sta spostando in bicicletta per raggiungere Milano, questa notte farà sosta a Tortona. Sulle spalle uno zaino bianco di 15 kg. Ora mi spiego perché sostava al termine della Bocchetta. Arriviamo a Voltaggio, le frecce della GF dell’Appennino proseguono verso Gavi. Lo accompagno, il mio giro sulla strada della GF dell’Appennino  è terminato, posso divagare.

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Voltaggio, Gavi,
lo porto in paese, entrando si vede imponente il Forte. Chiacchieriamo, lui capisce l’Italiano e io ignorante come pochi faccio fatica a comprendere lo Spagnolo ma ci si capisce comunque. Teniamo una velocità prossima ai trenta km orari. Con quel peso sulle spalle  non è poco. Cassano, Villalvernia, indico il bivio per Castellania la casa di Coppi, spiego a Lucas chi era Coppi. Pedalando e parlando ecco Tortona. Da lontano si vede la Madonna della Guardia. Alla rotatoria ci salutiamo mi da il suo biglietto da visita, lo cercherò su Fb. Stretta di mano poderosa, come quella di Antonius. Mi piace stringere la mano con forza e se la stessa forza mi viene restituita, sono felice.

Addio, amici nuovi,
so che non ci rivedremo più, ognuno ad inseguire il propri sogni, ognuno alla propria vita. Io pedalo verso casa, il giro è quasi terminato, un bel fuori programma al posto dell’Alpino che avrei dovuto fare per alzare un po’ l’altimetria.
Buona Vita a voi e SEMPREISELLA!