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Appuntamento alle sei, in piazza del peso a Casal Cermelli...

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Le salite nel giro di oggi
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27/08/2016

  • Distanza 271.75 km
  • Tempo 10:58:20
  • Dislivello 2033 metri

Quando al rientro da un lungo giro in bicicletta, salgo sulla bilancia, se il mio peso è inferiore agli ottanta chilogrammi, significa che è stato un giro sofferto. Oggi al ritorno da Oropa pesavo 78.5 kg, quando sono partito ero 83.7 kg. La sofferenza è stata tanta e lo sapevo già prima di partire, i falsopiano e la pianura mi hanno sfiancato più della salita ad Oropa e alla Galleria di Rosazza. Oggi, non ero solo, finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di venire con me in bicicletta,  si tratta di Gianluca, conosciuto ieri per caso ed abbiamo subito combinato il giro.

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Partenza all’alba
Appuntamento alle sei, in piazza del peso a Casal Cermelli, Gianluca arriva puntualissimo con il suo furgone, e scaricata la bici, siamo pronti a partire, direzione Nord, meta la galleria di Rosazza. È ancora buio e Gianluca ha dimenticato di montare le luci sulla bici, faccio strada io rimanendo al suo fianco sinistro fino in Alessandria, poi il sole si fa vedere e assieme, chiacchierando attraversiamo la città ancora addormentata e proseguiamo verso San Michele. Si pedala bene di primo mattino, la temperatura si mantiene tra i 16 ed i 20 gradi ed in aperta campagna, ventate d’aria calda si alternano ad altre più fresche. Proseguiamo verso la prima asperità del giorno, la corta salita di San Salvatore e dopo la successiva e breve discesa inizia la monotonia della grande pianura, che separa Alessandria da Vercelli, risaie e campi di mais a perdita d’occhio, corvi e aironi.
Mirabello, Occimiano, Casale Monferrato ed abbiamo coperto una distanza di quaranta chilometri, un piccolo errore di percorso e il Garmin segnala subito un “Fuori pista” che recuperiamo immediatamente all’incrocio successivo. Si prosegue sempre in pianura, Villanova, Stroppiana ed ecco la tangenziale Ovest di Vercelli, velocità di crociera, sopra i trenta chilometri orari, uno dietro all’altro, non si parla, si pensa a raggiungere Biella il più presto possibile, pochi ciclisti per la strada ma è ancora presto. Caresanablot, Quinto, Collobiano, Formigliana, sempre pianura ma fino ad ora non ha dato fastidio, ogni tanto per stiracchiarsi un poco, si da qualche colpo di pedale fuori sella e pian piano ci si avvicina a Verrone.

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La strada cambia volto
Verrone, 100 chilometri, ormai è provincia di Biella, in lontananza si dovrebbero già vedere le Prealpi ma oggi c’è foschia e si intravvede appena la sagoma della città. Proseguendo, la strada ha cambiato volto, il panorama è diverso, siamo alla periferia di Biella e la città sta prendendo forma, il traffico aumenta, capannoni e palazzi si sostituiscono alle risaie ed ai campi coltivati, sosta al primo bar che incontriamo, chiedo un CHINOTTO, non ne hanno e mi accontento di un’acqua brillante, ripartiamo subito pronti ad attraversare la città della lana.
La salita ad Oropa
Attraversiamo con calma Biella e giunti sullo spiazzo in fondo a via Ramella, dove c’è una fontana freschissima è d’obbligo un’altra sosta. Siamo ai piedi della salita, davanti a noi, via al Santuario d’Oropa, sulla sinistra dopo strada della Nera, c’è via Juvara. Entrambe portano a Oropa. Scegliamo la prima, di poco più corta ma più dura e suggestiva, dopo circa un chilometro le due strade si uniscono,prendendo il nome di SP144. Anche se in questo la salita non è impegnativa, decidiamo di salire ognuno del proprio passo. Al bivio lasciamo la SP144 seguendo le indicazioni per Favaro, la salita cambia volto le pendenze raddoppiano, per circa un chilometro e mezzo si sale alla pendenza media del 9.1%, poi arrivando nel tratto in pavé la strada spiana e ci fermiamo per fare qualche fotografia e a rifiatare. Gli 800 metri successivi sono duri ma non come il tratto precedente, e arrivando al bivio con la strada principale ecco ancora 1 km al 9.6%, è il punto più impegnativo di tutta la salita e dopo averlo superato la strada sale in maniera costante al 7% circa fino al Santuario.

Niente Chinotto
Nemmeno qui lo hanno, il tempo stringe e facciamo un rapido giro turistico tra i due cortili di Oropa per riprendere la salita alla galleria di Rosazza. 4.5 km facili di poco superiori al 6 %. 127 km all’attivo, ed è una soddisfazione arrivare dopo tanta strada ai 1400 metri di altitudine di questa galleria che mette in comunicazione la valle di Oropa con la Valle Cervo. La galleria di Rosazza, scavata nella roccia viva del monte, non ha illuminazione e attraversare questi 400 metri solo con la lieve illuminazione del faro della bici, facendo attenzione a non scendere dalla lastra di granito carreggiabile e sentirsi gocciolare addosso l’acqua della volta mette un po’ di ansia, ma è un’esperienza da provare assolutamente.
Siamo fuori, e si scende per quello che è il versante duro di questo monte, 14 stretti ed aspri tornanti scendono al Santuario di San Giovanni, dove facciamo una sosta per mangiare qualcosa tenendoci la voglia di Chinotto, perché proprio non sanno cosa sia, sta diventando un  chiodo fisso.

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Saliamo in bici
e si percorrono gli ultimi chilometri di discesa fino a Valmosca e questo è il capolinea, si torna a casa ed è la parte più difficile, abbiamo percorso 135 km, non ci sono più salite ma la strada è lunga e quasi tutta in pianura. Il poco divertimento che resta lo gustiamo discendendo la valle Cervo fino a Biella, dove per tornare verso casa scegliamo una strada differente da quella dell’andata. Cavaglià, Cigliano, Livoirno Ferraris, Crescentino. Tante soste, in cerca dell’inafferrabile Chinotto, temperatura sempre al di sopra dei 30°C.

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Gabiano
e si esce per un attimo dal delirio pianeggiante, a Varengo facciamo un ultimo tentativo per trovare un Chinotto che ormai è diventata una vera ossessione. Nulla da fare, ci affoghiamo ad un distributore di acqua gasata e poi si riparte. Cerrina, Castagnone, Gaminella, Ozzano M.to, si sente odore di casa. A Pozzo Sant’Evasio, incontriamo il percorso dell’andata e mancano una quarantina di km per arrivare a Casal Cermelli, li percorriamo senza più soste, senza parlare, svuotati di ogni energia e senza avere avuta la soddisfazione di bere un Chinotto.
Bravo Gianluca, 272 km senza battere ciglio, il futuro Randagio in bici. SEMPREINSELLA