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Temporale evitato di un soffio, strada bagnata per quasi tutta la salita e per la successiva discesa...
immagine altimetrica
Le salite nel giro di oggi
TempoSalita 
0:20':17" Dernice da Pertuso 1
0:08':14" Pareto da Fabbrica Curone 2
0:22':58" Pietragravina da Varzi 3
1:00':19" Campolungo - Romagnese 4
0:49':02" Passo Vallette da bivio Campore 5
1:00':19" Pianostano - Pian del Poggio - Capanne di Cosola 6
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02/06/2017
• Distanza 236.08 km
• Tempo 10:13:12
• Dislivello 3745 metri

 

Sei salite
in questa prova della Gran Fondo del Penice, organizzata dal Gruppo ciclistico amatoriale di Sant'Angelo Lodigiano, percorso già segnato in maniera professionale ed a regola d'arte, con cartelli verticali e segnaletica orizzontale. Unica pecca ma non dipende dall’Organizzazione, la condizione disastrosa della discesa di Pietragravina verso il traguardo e la salita sul percorso lungo che da Casanova Staffora, sale al Pian del Poggio.

Sei salite dicevo,
che per motivi logistici non le ho fatte nell’ordine in cui verranno scalate domenica prossima.
La prima salita che ho affrontato, (per i corridori sarà la quarta) con le gambe fresche e riposate è stata Dernice da Pertuso, salita tranquilla, non di impegno, seguita da quella di Pareto e poi, (la terza per me e l’ultima per chi corre) Pietragravina.

 Arrivato a Zavattarello,
dopo una disastrosa discesa, ecco il punto di partenza della gara, (prima salita e quarta per me) il Passo Penice da Romagnese, non dura, 5% medio su 10 km circa, fatta in compagnia di Giancarlo Arpesella ed altri ciclisti incontrati per strada. Altro gradito e fuggente incontro, per il fatto che mentre io salivo, loro scendevano, è stato con Celestino Marini e Angelo Morittu. Sul Penice nuovamente solo ho proseguito seguendo le indicazioni del percorso, che portavano giù nel piacentino, per affrontare la salita di Ceci, il Passo della Scaparina, tutta al sole con tratti duri. Brallo e discesa a Casanova Staffora, dove attacca il falsopiano con tanti su e giù che preludono alla salita del Pian del Poggio.
 Temporale evitato di un soffio,
strada bagnata per quasi tutta la salita e per la successiva discesa fin quasi a Cabella.
La corsa è finita, a Pertuso ho chiuso il circuito, non mi resta che raggiungere casa, con un forte vento da Sud che ad Arquata mi si pianta nella schiena e non mi lascia più fino a casa. Amo il marino quando devo andare a Nord.
 Una lamentela, per tre automobilisti del Venerdì.
Il primo
mentre scendo da Dernice, su strada stretta in direzione opposta alla mia, effettua il sorpasso di un camioncino in curva, passiamo tutti e tre affiancati, è andata bene.
 Il secondo caso
su per la salita del Pian del Poggio, in uno dei tratti più duri, sosia di Sgarbi, capelli lunghi, di una certa età, occhiali spessi, finestrino aperto anche se gocciolava, scende al centro della strada. Gli faccio segno con la mano di stare un po’ più in la, visto che era quasi completamente dalla mia parte, passo appena e lui mi grida:- a destra a destra, deve stare più a desta. Si è preso solo un sonoro :-Ma vai a cagare. Ma avrei voluto fermarmi e chiarire a schiaffoni. 
 Terzo ed ultimo appunto
ad un altro automobilista che giù per la discesa di Cosola mi sorpassa a cinquanta all’ora per poi piantarsi davanti a 25 km/h e sollevando l’acqua della strada con i pneumatici dell’auto, riusciva a bagnare quel poco di asciutto che ancora avevo addosso. Forzo e trovo il varco, io proseguo a tutta e lui si perde nei tornanti della discesa. Lo rivedrò quasi a Cabella nel tratto in piano di Cornareto.
 Cosa centrano il Gatto e il Ramarro nel titolo?
Ecco la spiegazione. Mentre scendevo da Dernice in frazione Fontanelle, noto un gattone bianco e grigio che litiga con un grosso ramarro e questo succede proprio al centro della strada. Il ramarro dritto in piedi, con la bocca spalancata cerca di spaventare il gatto, che invece, cerca di abbattere il ramarro a zampate. Freno, torno indietro, spavento il gatto, raccolgo il ramarro che a forza di zampate è un po’ stordito. Appena sente la presa, il rettile, si rigira e mi azzanna un dito, il gatto è scappato ed io stacco il ramarro dal dito e lo appoggio nell’erba. Come sia andata a finire non lo saprò mai. Spero bene per il ramarro. SEMPREINSELLA