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immagine altimetrica

Le salite nel giro di oggi
TempoSalita 
 37':43" Bosia, Cravanzana, Feisoglio 1
 17':42" Bossolasco da SP162 2
 20':10" Salita Coppi, Mombarcaro da valle Belbo 3
 20':06" Castino da Campetto 4
 1:11':28" Serole da Cortemilia 5
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22/08/2015

  • Distanza 213.67 km
  • Tempo09:36:32
  • Dislivello 2579 metri

 Lo sapevo
che sarebbe stata una giornata dura ed in previsione di questo, ho rinunciato al Penice, Brallo e Colletta, per l’Alta Langa Cuneese, decisamente meno impegnativa. Ho limitato i danni, dopo il fermo forzato di 13 giorni, le gambe hanno perso un po’ di forza e il mio peso ha raggiunto traguardi da capogiro, colpa delle tavolette di cioccolato che mi sbrano alla sera ma sto’ cercando di smettere, per fortuna la testa è quella più forte e preparata e mi permette di andare avanti anche dove le gambe ed il peso, non lo permetterebbero.

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Granfondo della Nocciola Alta Langa
Sono partito questa mattina alle sette meno un quarto circa, fino a qualche minuto prima pensavo di attaccare il Penice che quest’anno non ho ancora fatto ma all’ultimo momento, viste le buone condizioni meteo della zona, ho preferito andare in Alta Langa, sul percorso della GF della Nocciola ma.
Avvicinamento da Nizza, Canelli, Santo Stefano, la Valle Belbo insomma. Avrei dovuto incontrare il percorso nei pressi di Benevello ma arrivato sul posto il percorso non era ancora segnato, (sono partito troppo presto) Non ricordando la strada della corsa, anche perché è molto difficile, leggere una cartina sul sito appropriato dove ogni tre secondi alterna il percorso con l’immagine dell’altimetria, la tabella di marcia riporta solo i punti principali e quindi contavo molto sulla segnaletica, ho proseguito per Cravazzana, Feisoglio, puntando poi su Bossolasco, punto di origine della corsa. E’ il Regno della Nocciola Piemonte, è tempo di raccolto, i noccioleti sono spazzati da soffiatori a motore, scostano le foglie e i frutti dal tronco del nocciolo in modo che gli aspiratori possano raccogliere agevolmente e dopo aver separato le foglie trattenere le nocciole in ampi serbatoi. Tutto attorno ai noccioleti, reti stese in verticale impediscono ai frutti di rotolare sulla strada, trattori trainano piccoli rimorchi colmi di nocciole come da noi si fa per il grano in tempo di mietitura.
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Un incontro speciale
E’ a Bossolasco che, mentre girovago su e giù per il corso principale, nella vana ricerca di un punto di riferimento, incontro Piero, anziano ma con un fisico ancora tonico, chiacchieriamo qualche minuto, mi dice che quest’anno pare che abbiano eliminato una salita a causa di una frana e che ci saranno molti partenti stranieri, l’assegnazione al Patrimonio dell’UNESCO del Roero e dell’Alta langa, sta dando i suoi frutti. Spiega a grandi linee la strada, e così vado sulla direzione di partenza, aggirando il paese e proseguendo sulla strada di Murazzano, verso Ceva. Fuori dal paese, la strada sale gradatamente, davanti a me un centinaio di metri una maglia rossa con croce bianca, gira le gambe in modo vertiginoso, io salgo con il mio 39x21, non mi va ancora di mettere il 26, le gambe girano, piano ma girano. Salgo e pian piano mi avvicino, lo raggiungo a salita quasi terminata ma non mi va il sorpasso, lo affianco, lo saluto e scolliniamo assieme. Poco avanti la sagoma conosciuta di Piero.

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Una chiacchierata con Piero
Raggiungo Piero e cominciamo a chiacchierare, di indicazioni riguardanti la corsa nemmeno l’ombra.. il ciclista con la maglia della Svizzera sempre dietro, io accompagno Piero e chiacchieriamo, avanzo l’ipotesi, di abbandonare l’idea di seguire il percorso dirigendomi a Ceva e poi rientrare per una strada insolita, passando da Mondovì seguendo la valle del Tanaro, lui annuisce. Arriviamo alla rotatoria per Murazzano ed ecco finalmente un segnale della corsa. Ci salutiamo e vado nella direzione del segnale. Dopo poche centinaia di metri, ecco che le nostre strade si riuniscono, il ciclista con la maglia della Svizzera ci supera e noi si ricomincia a chiacchierare. Lui vive a Diano d’Alba, è un ex ciclista amatoriale, 71 anni ancora in forma, quando gli dico da dove vengo io, inizia a farmi l’elenco dei corridori che gareggiavano con lui negli anni ’70 nella zona alessandrina. Pizzo, Gnoatto e altri che non conosco. Gli nomino Talpo. Pasqualino, dice, povero ragazzo, ho saputo che è rimasto vittima di un incidente. Confermo e inizia a parlare delle corse che hanno fatto assieme, pare che fossero grandi amici, sui pedali. Proseguiamo, Piero, si ferma e salutatomi calorosamente e prima di invertire la marcia mi augura un buon rientro.
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Seguo lo Svizzero
Mentre salutavo Piero, il ciclista con la maglia rosso-bianca è passato davanti, e si è dileguato tra le curve della strada, non lo vedo più, tra me penso che abbia cambiato strada scendendo verso Ceva. Proseguo per l’Alta Langa, a più di settecento metri di altitudine a più di quaranta all’ora, come in pianura. Seguo le indicazioni, arrivando alla strada Valle Belbo, ritrovo il ciclista bianco crociato fermo al bivio, senza fermarmi,  scatto una foto come punto di riferimento e imbocco la stupenda stradina, con fondo buono e immersa nel verde. Proseguo gustando il panorama fino al successivo bivio, qui mi fermo per un’altra foto, c’è un cartello con su scritto, “Le salite dei campioni” e il ciclista svizzero mi supera. Ripongo la macchina fotografica e attacco la “salita Coppi”, ho un centinaio di metri di svantaggio, forzo l’andatura, le pendenze sul primo strappo di circa 600 metri, sono proibitive, 11, 12% con punta del 14%. Si scollina e nel successivo chilometro, la strada sale leggera e riesco a raggiungere il ciclista.

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Una chiacchierata con Franco
 Iniziamo a parlare, lui si lamenta del suo peso prossimo ai 100 kg ma il suo obiettivo principale è rimanerne al di sotto pedalando per poi poter mangiare quello che gli pare. Si sale e si chiacchiera, dove la salita si fa dura si pedala in silenzio per poi riprendere il discorso sugli spiani. Pedalando assieme raggiungiamo la Vetta delle Langhe, Mombarcaro, 896 msm. E’ un vero peccato che oggi, la foschia annulli il paesaggio, dicono che da quassù, nelle belle giornate limpide si riesca a vedere la costa ligure. (Mombarcaro deriva infatti dal latino mons (monte) e barcari (barbarizzato, da barche): il monte dal quale si vedevano i velieri o le grosse barche.) Franco mi racconta che un giorno, in bici, staccando le mani dal manubrio, ha preso un buco nell’asfalto cadendo rovinosamente e il manubrio gli ha provocato la frattura delle costole ed una perforazione al polmone, in oltre si ruppe la clavicola. Dopo molti mesi di ospedale ed un intervento complicato è riuscito a venirne fuori, per questo, dice di non essere un ciclista. Lo sgrido, gli rispondo che solo per il fatto che oggi, lui sia nuovamente in bici, prova che sia un ciclista e anche dei migliori.
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Ha una buona gamba
Nei tratti dove la strada sale, anche di poco, Franco crea il vuoto, non riesco a stargli dietro, lo riprendo nei falso piani o nei tratti in lieve discesa, cerchiamo altre indicazioni del percorso ma pare che non ce ne siano, Superiamo Niella Belbo, e Feisoglio, io questa strada l’ho già percorsa questa mattina ma al contrario, so che è tutta discesa e tiro un sospiro di sollievo, le gambe fanno male a mio attivo 120 km e 1500 metri di dislivello, dopo 13 giorni di astinenza da bici sto facendo fin troppo. In discesa passo davanti, da Feisoglio si scende verso Bosia, ho già annunciato al mio compagno che non proseguo sul giro della corsa ma che guadagnerò la valle del Bormida per raggiungere casa. A Bosia, ecco le freccia a sinistra per Leqio Berria, la salita “Pantani”. Ci fermiamo, una stretta di mano, Franco mi invita a passarlo a trovare se vado dalle sue parti, io gli do semplicemente l’indirizzo del mio sito Un Randagio in Bici. Lui sorride, strige più forte la mano e con un velo di tristezza dice sottovoce. “Anch’io sono un po’ randagio” e girata la bici sparisce dietro la curva. A me rimane il bel ricordo di una persona simpaticissima e cordiale e proseguo verso il bivio, al ponte sul Belbo.

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Verso Cortemilia
Potrei proseguire dritto, fare la stessa strada che ho percorso all’andata, una sessantina di chilometri e sarei a casa, senza troppa fatica ma sono un randagio e le gambe nella discesa si sono riprese un poco e allora svolto a destra come avevo annunciato al Franco, salgo a Castino, 3700 metri al 4%, una passeggiata se fossi fresco e riposato, un tormento interminabile, ora, che le gambe sono stanche e doloranti, tribolo sul primo km, poi mi adeguo e salgo fino alla vetta. Scollino ed è discesa verso Cortemilia, dopo qualche chilometro, il bivio per Cessole, tiro dritto, sono senz’acqua e il paese più vicino è Cortemilia. Sosto al bar, birra gelato acqua gasata, 5 €, di solito sono 5.50 o 6 a seconda del posto, qui sono onesti. Nel piazzale del bar, un lunga fila di moto parcheggiate, è ora di pranzo e sono tutti in pausa.
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La salita a Serole
Sono al punto di unione tra la Valle Uzzone e la Valle del Bormida di Millesimo, voglio andare si nella valle del Bormida ma in quella di Spigno e per farlo devo salire a Serole e poi Roccaverano e scendere a Montechiaro. 13 chilometri e mezzo la distanza che mi separa da Serole, un ultimo sforzo e poi sarà solo discesa. Il primo tratto di otto chilometri al 4% non pesa più di tanto e dopo una breve discesa, la salita ricomincia un po’ più dura fino a superare la collina lasciando il cuneese ed entrando nel comune di Serole nell’astigiano. Sono sulle strade dei formaggi, DOP Roccaverano, capra pura, un delizia per il palato degli amatori ma anche qui ci sono noccioleti e anche qui si sente il rumore degli aspiratori nei noccioleti. Superata la frazione di Brallo, finisce finalmente questa lunga salita, ancora qualche mangia e bevi e sono a Roccaverano, ne approfitto per un breve giro turistico e poi mi scaravento verso Denice.

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Denice in festa, gli agnolotti del Gianni
Il paese noto per essere un museo a celo aperto, è in festa, bancarelle per le vie del centro, su di un gazebo, un cartello recita,”Panini magici 3€, birra €”, è quello che ci vuole per tornare a casa ma cominciano in serata, ora non hanno proprio nulla. Peccato, conosco Denice per lavoro e so che in fondo al paese, c’è il ristorante di Gianni, scendo con la bici sul pavé e mi infilo sotto al portichetto. Entro, sono le tre passate ma il ristorante è ancora zeppo di gente che mangia ogni ben di dio. Ordino ancora una birra e mezza minerale, “2 euro” dice Gianni e quando gli porgo 20€, ha una smorfia di disappunto, non ha resto. A questo punto, chiedo, “E se prendo un piatto di agnolotti?”. Ma dice lui, ho già spento tutto però se mi dai tempo un quarto d’ora, come li vuoi? Bianchi dico io solo un po’ di parmigiano. Siedo, apparecchiano, sono a disagio, puzzolente di sudore, non devo essere un bello spettacolo. sorseggio la birra mischiandola con l’acqua gasata e arrivano gli agnolottini del plin, caldi, fumanti, affascinanti, golosi. Mangio piano e termino di bere. Pago, 8€, ringrazio Gianni per aver riacceso i fuochi solo per me e me ne vado, on prima di aver fatto un giro per le bancarelle e qualche foto al caratteristico paese tutto in pietra.
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Il rientro
Cinquanta chilometra da casa, Scendo da Denice raggiungendo Montechiaro, poi la strada statale 30, Ponti, Bistagno, Terzo, Acqui. Odio la strada per che da Acqui scende verso Casal Cermelli ma oggi è l’unica disponibile, salire il Cremolino,  non è il caso e allora prendiamoci questi ultimi trenta chilometri noiosi e con una bava di tramontana in faccia. Noiosa la strada e noioso il vento, soffia piano ma indifferente, rasoterra, muove appena la punta dell’erba più alta, pare che non ci sia ma lo senti mi abbasso sul manubrio, guadagno qualcosa in velocità ma è scomodo, ho quasi 200 chilometri e gli agnolotti da digerire. Finalmente Strevi, sosta alla fontana dalle quattro bocche, ne funziona solamente una e sopra di essa una cartello dice “Acqua non potabile, Comune di Strevi”. Bevo ugualmente, gli anticorpi me li sono fatti da bambino, quando si nuotava nelle sacche dell’Orba e ogni tanto nelle immersioni si beveva involontariamente, l’acqua non proprio salubre del torrente. Riparto, attraverso Rivalta, sfioro Castelnuovo e attraversato Sezzadio, dirigo su Castelspina, poi settevie, Portanova e Casal Cermelli. Finisce cosi questo giro, l’amaro in bocca per non aver completato il percorso della gran fondo Della Nocciola, la gioia di aver incontrato persone simpatiche sulla mia strada, il sapore degli agnolotti di Gianni ancora in bocca.