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Siamo sempre qui, sulla panchina all’ombra della limonetta e...

2015 05 10 giro italia seconda tappa

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10/05/2015    
•    Distanza     183.81 km
•    Tempo         06:57:40
•    Dislivello     1752 metri

Attesa
Ho trovato un posticino all’ombra, una vecchia panchina sgangherata con i legni consumati dalle intemperie e dalle incurie umane a creare l’ombra, una pianta di limette o limonette come la chiamano i Liguri, sta’ fiorendo ed emana tutto attorno un intenso e dolce profumo. Seduti con me, dall’altro lato della panca, quello meno buono e robusto, due anziani signori saliti fino a Pratozanino per vedere il GPM di oggi. Chiacchierano tra loro, si sono seduti senza salutare, increduli di aver trovato un posticino all’ombra. E siamo qui tutti e tre che aspettiamo il Giro, la grande attrazione di oggi, io mangio qualcosa e loro continuano a chiacchierare come se li accanto non ci fosse nessun altro.
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I dolori dell’età
Questa mattina sono partito un po’ troppo presto e la pausa comincia a diventare troppo lunga.  Le mie intenzioni sarebbero state quelle di raggiungere Albissola  passando da Bric Berton ma appena salito in bicicletta ho capito che dovevo fare meno salita possibile. Da ieri mattina, un dolore alla schiena, in fondo mi impedisce di pedalare bene, non posso stare a lungo in piedi e nemmeno seduto mi tanta tregua, il ginocchio destro fa male se spingo troppo e un altro doloretto appena sotto il ginocchio sinistro complica la situazione. Se poi ci vogliamo aggiungere le saltuarie fitte alla spalla destra e all’anca sinistra, il quadro è completo. Farei meglio invertire la marcia e tornarmene a casa ma la voglia di raggiungere la strada del giro e percorrerne un tratto in bicicletta ancora una volta è tanta e proseguo con i miei mali, strada facendo passeranno.

Cambio di percorso
In previsione di salire il Bric Berton, sono partito da casa con un certo anticipo, le dieci passate, in direzione di Castellazzo B.da , proseguendo sulle Sette Vie e passando per Sezzadio. Da qui raggiunta Rivalta B.da ho percorso la bella e tranquilla SP201 di Pontechino e poi Visone, dove avrei dovuto svoltare a sinistra per Grognardo, Morbello, bivio Bandita e il Bric Berton. Per le dolorose ragioni elencate prima e anche in previsione della durissima tappa di domani a Barba gelata, ho preferito proseguire verso Acqui terme ed avvicinarmi a Sassello per la più facile ExSS334.
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Odio il Sassello
Odio un pochino questa strada, soprattutto se la percorro dal mare verso casa, è fastidiosa con i suoi strappi e strappetti, fa male alle gambe se sono stanche di tanti chilometri già percorsi. La odio anche all’andata, se è un giorno festivo, il traffico motociclistico è impressionante, moto a decine, centinaia, in gruppo, da sole ma tutte che sfrecciano a velocità spaventose, compiendo manovre al limite della forza di gravità e molti non si curano di una semplice bicicletta, stringendo le curve e passando vicinissimi.
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Rompo il ghiaccio
Siamo sempre qui, sulla panchina all’ombra della limonetta e quando la signora chiede al marito dove sia Garbagna, entro nel loro discorso, spiegandone la posizione in val Grue accanto alla Val Borbera. Così, parlando del più e del meno, il tempo scorre più velocemente e l’attesa del Giro si fa meno noiosa. Sono loro a dirmi il nome di questa profumata pianta che ci protegge dal fortissimo sole di oggi. Si parla di ciclismo, la passione comune, si parla ed intanto il Giro si avvicina. Siamo a pochi metri a monte del GPM davanti al civico 8 di via Maluea e pian piano, il luogo si popola, gente che sale, che scende, cercando il posto adatto per godersi lo spettacolo. Moto, scooter, la casa di fronte a noi ha appeso sui davanzali delle finestre degli asciugamani rosa in onore del Giro. Ogni tanto sale un ciclista a provare la fatica della salita a Protozanino meglio conosciuta come Sciarborasca.
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Sulla strada del Giro
Ero rimasto sul Sassello, poco fa, salgo l’ultima rampa e poi si scende al paese degli amaretti. In piazza, dalla mia sinistra, arriva un ragazzo magro, bici da corsa e zaino in spalla, va anche lui a vedere il Giro. Penso di aver trovato compagnia ma dopo un paio di chilometri mi accorgo che va troppo forte per me e smetto di inseguire. Salgo al Giovo senza forzare, strada facendo incontro un altro ciclista, lo supero salutando e si accoda a me. Prosegiamo fino a scollinare, lui va a Sanda e le nostre strade si dividono. Scendo ad Albissola ed è Giro d’Italia, i primi cartelli, le frecce di indicazione, creano sempre un’emozione. Percorro l’Aurelia, Celle L.re, Varazze, i su è giù della seconda strada più lunga d’Italia. Le località balneari sono affollate, c’è anche qualcuno che fa il bagno, il traffico automobilistico è imponente ma tra poco, le strade saranno chiuse al traffico e attorniate da un immenso pubblico non pagante, diventeranno il teatro dello spettacolo sportivo più grande in assoluto, Il 98° Giro d’Italia.
Anch’io per arrivare all’ombra della panchina, ho scalato come tanti altri ciclisti, i 2500 metri di strada da Cogoleto al GPM, con il mio mal di schiena, il male al ginocchio che pian piano sta passando, la spalla si è scaldata e non da più problemi, ci ho messo 12 minuti, i Ragazzi saliranno quasi senza accorgersene, io, sotto il sole ho fatto un po’ di fatica e come ho intravisto la panchetta all’ombra, appena dopo il GPM, non ho resistito e prima di perdere un posticino fresco e riposante, in previsione della lunga attesa, ho parcheggiato la bici e me ne sono appropriato.
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Arrivano
Niente carovana, la stretta strada che porta su a Sciarborasca non ne permette il passaggio, meglio così, l’assordante confusione che porta, mi ha sempre dato fastidio e poi sfrecciano pericolosamente a velocità incredibili. in lontananza, si sente il rumore dell’elicottero delle riprese aeree, significa che sono vicini, forse hanno già iniziato la salita.  Arrivano le prime moto della Polizia, le scorte tecniche, la macchina con l’inizio gara e poi loro, i Ragazzi. Per fare qualche foto, sono uscito dall’ombra della limonetta, appoggiandomi sull’altro lato della strada contro il muretto di una casa, qui la visuale è migliore, Lindeman passa per primo precedendo Lukasz e Berlato, poi le macchine delle squadre, altre moto della polizia e poi il nulla per un paio di minuti e finalmente ecco il gruppo. Passano veloci, scatto foto a ripetizione a la mia vecchia macchinetta è piena di acciacchi come me e a volte salta la messa fuoco. Passano, leggermente sfilati, Tinkoff e Astana a tirare il gruppo, dietro tutti gli altri compatti, si sente il vento delle ruote, le bici sfrecciano davanti a me e continuo a fotografare questi giganti del ciclismo che per portare lo spettacolo sulle nostre strade compiono sacrifici e fatiche insostenibili.
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La borraccia
Vola una borraccia, ne sento il tonfo vicino a me, la vedo è rimbalzata sull’asfalto ed è finita nel cortiletto della casa dove sono appoggiato, smetto di fare fotografie e goffamente, saltellando sulle punte delle scarpe da ciclismo, mi avvicino al punto dove è caduta, pare che nessun altro se ne sia accorto. La prendo, è mia, un souvenir della seconda tappa del Giro, con effigiata una matriosca e la scritta Limited Edition. La infilo nella tasca posteriore, quella centrale e riprendo la mia posizione di fotografo ma ormai, sono passati ora, arrivano solo le auto al seguito e la macchina fotografica non mette più a fuoco ma ormai non c’è più nulla da fotografare, il Giro è così passa in un attimo, una lunga attesa per il breve e bellissimo spettacolo colorato, dello sport per me, più bello in assoluto. Ecco l’auto del Fine Corsa, si può riprendere la strada ed inseguire.
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Ultimi chilometri
Risalgo in bici e salgo gli ultimi metri fino a Sciarborasca, poi proseguo sulle orme del Giro, i Ragazzi sono già lontani, l’elicottero che si vede ancora, vola a bassa quota, la gente si muove, lascia il teatro naturale che ha veduto passare i corridori, smonta gli addobbi, i palloncini rosa, rimuove le bici poste in bella vista adornate di fiocchi con il colore del Giro. Più giù in un tornate, legati ad un recinto, due asinelli con un mantello rosa legato in groppa, li fotografo e poi, proseguo la mia corsa verso l’Aurelia. A Lerca, smetto di seguire la strada del Giro e scendo sull’Aurelia, allungando di poco la strada. Supero le lunga fila di autovetture ferme nell’attesa che la strada venga riaperta, metro dopo metro, un chilometro dopo l’altro, riesco a farmi strada e d arrivare all’inizio della fila. Mi fermo e chiedo alle due vigilesse che controllano il traffico se posso passare, dicono di si e mi lancio sull’Aurelia, nuovamente sulla strada del Giro ancora libera dal traffico, solo come se fossi in corsa.
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La colla di Arenzano ed il Turchino
Fa caldo e sempre da solo salgo la Colla di Arenzano, tutta al sole, 1500 metri, 69 circa di dislivello, 32 °C la temperatura, le gambe girano ancora bene e scollino in poco tempo. Supero Arenzano, nel traffico delle auto che hanno ripreso a muoversi e mi avvicino a Voltri. Sono indeciso se salire la ripida e rapida Cannellona o fare il Turchino, un po’ più lungo ma più malleabile, scelgo la seconda strada e superato un altro posto di blocco, imbocco la strada per il Passo, 9 chilometri e mezzo, 4% la pendenza media, un lunghissimo cavalcavia con cambi di inclinazione tra il 2 ed il 7%. A Mele mi sfiora l’idea di fare le Giutte ma tiro dritto per la strada più monotona ma tranquilla  del Turchino. Sosta per l’acqua alla fontana di Fado Alto e riposo per le gambe, quando risalgo in bici arrivano tre ragazzi della Uà Cycling Team, anche a loro serve acqua, saluto e riparto subito. Anche se mancano pochi km alla galleria, in salita non avrei speranza con loro ma se arrivo su prima posso contare su un buon treno per rientrare ad Ovada. Va così mi raggiungono a poche centinaia di metri dal passo e superata la galleria, con un ultimo sforzo riesco a portarmi alle loro ruote. Ora è discesa, siamo accodati, tutti e quattro, davanti, Massimiliano Malaspina (ci siamo presentati strada facendo) fa girare gambe e ruote e si scende ad una buona media in poco tempo siamo ad Ovada, li lascio, loro sono arrivati, io ho ancora 23 km da percorrere sulla SP185, il vento leggermente contrario fino a Casal Cermelli.
Una bella giornata, sulla strada del giro, domani ancora una tappa, per me più dura di quella odierna:
183.81 km, in 6 ore 57 minuti, 1752 metri di dislivello e 36 km in salita. A domani e SEMPREISELLA!