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Hei, c’è una slavina, con la moto non si passa”.

2014 09 06 tutti gli anni vado a oropa

Le salite nel giro di oggi
TempoSalita 
0:55':58" Alpe Noveis da Crevacuore 1
1:27':20" Panoramica Zegna e Bielmonte da Trivero 2
0:56':49" Galleria di Rosazza da bivio Valmosca 3
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Giri collegati
Oropa 2009: La prima volta
Oropa 2010: Galleria di Rosazza
Oropa 2011: Tre santuari in bicicletta
Oropa 2012: quando la "testa"...
Oropa 2013: Galleria di Rosazza second time
Oropa 2014: Tutti gli anni vado ad Oropa.........
Oropa 2020: Ogni promessa, è debito!
  • Distanza 123.48 km
  • Tempo 06:17:11
  • Dislivello 2748 metri

Preferisco la bici
Un disastro sotto tutti i punti di vista la mia visita al Giro nella 14^ tappa Agliè-Oropa. Le fotografie sono venute malissimo, la trasferta di andata, in macchina, da bravo imbranato quale sono se si tratta di guidare in autostrada, un altro disastro, sbagliata l’uscita, per cui Candelo, l’ho trovato quasi un’ora dopo il previsto. Idem per il rientro, mi sono beccato una coda immensa per avvicinare l’autostrada che poi ho evitato, pensando: “Questa strada l’ho fatta tante volte in bici che sarà uno scherzo in macchina”. E invece preferisco farla proprio in bici, perché in auto è lunghissima, monotona, piena di rotonde, semafori, gente impacciata che va a 40 km/h e spossante, mal di schiena a più non posso e in macchina non ti puoi alzare sui pedali per stiracchiarti un po’.

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Caos sul traguardo
Altro inconveniente, è stato assistere all’arrivo, praticamente bloccato al freddo, cielo nuvoloso e pare che tutti i tipi strani fossero assiepati attorno a me. Uno sui 180 kg, continuava a spingere le transenne dell’arrivo e dopo i primi 5 arrivati se ne voleva andare dicendo che la corsa era ormai terminata. Un altro che, dopo mezz’ora che erano arrivati i primi corridori, inveiva contro la gente si stava riversando al di à delle transenne perché ne aveva abbastanza di stare li e se ne voleva andare. Le prime auto delle squadre che venivano dirottate sulla strada dietro al santuario che tornavano indietro mentre le ultime stavano ancora salendo, strada stretta, gente dappertutto, marasma totale e ex corridore francese, (mi sfugge il nome) che gridava come un matto per farsi largo con l’auto. Ma lo vedi che non si passa. La signora isterica che urla:”Ma che casino, che disastro, non si capisce più niente e poi, tutte queste biciclette”. Le faccio notare che è venuta a vedere il Giro d’Italia, quindi una corsa ciclistica. Risata generale degli astanti e lei che mi fulmina con lo sguardo lanciando improperi. La carovana che passa a velocità incredibili, ma dove cazzo devono andare così di fretta.

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Come asciugo la maglietta
Niente sole o quasi, freddo in discesa, a proposito ho trovato il sistema di asciugare gli indumenti bagnati quando fa freddo e ti devi per forza coprire. Sono necessarie due magliette o una maglietta e uno smanicato come avevo oggi, in oltre serve un giubbino antivento. Togli la maglietta bagnata, metti quella asciutta, indossi il giubbino e sopra metti la maglietta bagnata. Poi ti butti a tutta in discesa e quando si in fondo, la maglietta si è asciugata, figo, no?

Il lato positivo
Qualcosa di positivo c’è stato, il giro che ho compiuto, sulle orme del “Giro d’Italia”, è stato stupendo, durissima la salita all’Alpe Noveise, bellissima quella alla Panoramica Zegna con i rododendri tutti in fiore, la Bocchetta di Margosio, il Valico di Bielmonte, tornerò a farli quest’estate mancheranno i fiori dei rododendri ma farà più caldo e magari ci saranno anche le caprette nella galleria a ripararsi dal sole.

La slavina
Al bivio per Rosazza, devio dal percorso del giro per un motivo logistico, se vado verso Biella e cerco di salire Oropa da lì, la corsa mi monta addosso e mi fa a frittella, quindi salgo la galleria di Rosazza. Appena svolto a destra, passando sotto al nastro che chiude simbolicamente la strada mi sento appellare con un: “Hei, c’è una slavina, con la moto non si passa”. Si va beh, ma io c’ho la bicicletta, alla peggio salgo a piedi e vado su. Mi fermo all’ospizio di San Giovanni a prender l’acqua che non ne ho più, chiedo informazioni e mi dicono che, si la slavina c’è per una cinquantina di metri ma si passa, pian pianino ma si passa, ne sono già andati su parecchi di ciclisti e nessuno è tornato indietro. Salgo, dopo poco trovo compagnia e si sale assieme fino alla slavina, altri ciclisti stanno cercando di passare, la neve è compatta si sta’ attenti a non scivolare ma i piedi non affondano, passo anch’io con la bici in spalla, superato lo spesso strato di neve scivolato giù dalla cima del monte e rimessi i piedi all’asciutto, cerco di risalire in bicicletta, stento ad agganciare i pedali per via delle tacchette bagnate ma poi vado su, seguendo gli altri compagni di viaggio.

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Non è finita qui
Mentre salgo, lo scenario è desolante, alberi coricati in mezzo alla strada con varchi aperti col machete per poter passare, testate nei rami sassi sulla carreggiata, i ripari a bordo strada divelti e strapiombi da paura senza protezione e ancora neve ammucchiata ai bordi della scarpata, salgo comunque, così fanno pure gli altri compagni d’avventura. Si sale fino al ristorante, dove colleghi ciclisti saliti prima di me, riposano adagiati ad un sole dispettoso che va e viene, mentre divorano panini col salame e trangugiano boccali di birra. Mi fermo, non mi fermo, divoro e trangugio anch’io ?

La galleria
No vado avanti, la salita è terminata, c’è solo la galleria da passare, un mucchio enorme di neve ne nasconde la bocca scura ma si può passare, come la imbocco, mi viene in mente cosa mi son dimenticato questa mattina, la pila al manubrio, si avevo il presentimento d’aver dimenticato qualcosa, era la pila. Ora sono completamente al buio, vedo appena la lastra del selciato per via della luce in fondo al tunnel che si riflette a tratti, grosse gocce d’acqua piovono dal soffitto bagnandomi testa e schiena, avanzo, pregando di non cadere e arrivo finalmente in fondo. Sole al di la del tunnel e Oropa ai miei piedi, la sotto.

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La discesa e poi Oropa
Mi vesto, scendo facendo attenzione alle curve di pietra, poco dopo sono giù nel marasma dell’arrivo. Riesco a piazzarmi in seconda fila ai 250 metri dall’arrivo, in curva, i corridori li vedi per un attimo e in un attimo è tutto terminato. Scendiamo finalmente la strada è libera e altra soddisfazione, scendere accodato ai professionisti che tutti intabarrati con calzamaglia, guanti e berrettini stanno andando giù a Biella dove hanno i pullman per potersi finalmente riposare, Li seguo, scatto qualche foto, in discesa a certe velocità è difficile e pericoloso, sono a Biella, dopo poco Candelo, carico la bici tutto è finito, tutto è solo un bel ricordo. 123 km, 37 in salita, con 2748 metri di dislivello. Contento.

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